Vela – America’s Cup e Azzurra – grandi emozioni italiane per velisti da salotto
Come non ricordare la Coppa America di vela (America’s Cup) che in quegli anni centinaia di migliaia di italiani scoprirà, all’improvviso, le onde e il fruscio del vento tra vele e le sartie. Una sorta di delirio collettivo. La passione per la grande vela si era diffusa come un virus al punto da incollare i telespettatori (erano tanti) al piccolo schermo a notte fonda. L’avremmo mai immaginato? Ci si recava a fare colazione e invece dei soliti “discorsi da bar” sul calcio era una tempesta di virate, strambate, spinnaker, boma, tangone, randa, winch, dritta e bolina.
Che cosa stava succedendo in quella primavera 1883? Semplicemente (si fa per dire) un imbarcazione Italiana era entrata, per la prima volta nella storia, nel circus della Coppa America con Azzurra, messa in acqua dallo Yacht Club Costa Smeralda. Le acque teatro delle emozionanti sfide della Coppa erano quelle di Newport, a Rhode Island negli Stati Uniti. La barca partecipa con onore al più antico trofeo sportivo del mondo per il quale si compete ancora oggi. Con il patrocinio dell’Aga Khan e di Gianni Agnelli, il sindacato si presentò in quell’anno come rappresentante dello Yacht Club Costa Smeralda, ed era in assoluto il primo sfidante italiano per la Coppa America.
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La squadra di Azzurra arrivò a un passo dalla conquista della Coppa America vincendo 24 regate sulle 49 disputate, capeggiati dallo skipper Cino Ricci e dal timoniere Mauro Pelaschier, con una struttura sostenuta da 17 aziende, affidata a Gianfranco Alberini, Luca Cordero di Montezemolo e Riccardo Bonadeo. Terminò al terzo posto mentre i “canguri” di Australia 2 strappano la vittoria agli americani di Liberty. Le ambizioni di Azzurra si fermarono nelle semifinali contro gli inglesi di Victory ’83, che grazie alla maggiore esperienza e a una buona dose di fortuna, fermarono la corsa Azzurra e di tutti gli italiani.
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Fu Australia II dello skipper John Bertrand a vincere la Coppa America, ponendo fine al predominio del New York Yacht Club durato ben 132 anni.
Nel 1987, quattro anni dopo la passione sbocciata tra gli italiani e Azzurra nel corso della fantastica avventura del 1983 riprese vigore. Lo Yacht Club Costa Smeralda presentò una seconda sfida alla Coppa America in cerca di rivincita dopo la clamorosa sconfitta del 1983 ma i risultati furono peggiori dell’83.
Pugilato – Tyson “il pugno del diavolo”
Mike Tyson straordinario pugile perennemente in bilico tra talento e cieco furore, nella sua carriera onori e polvere, applausi e accuse. Scopriamo la storia, controversa, sconvolgente e leggendaria del pugile che durante la sua ventennale attività da professionista, disputa 58 incontri con il record di cinquanta vittorie (44 per ko), sei sconfitte e due no-contest. Iron Mike è una furia del ring e avversario feroce per lo sport, per le cronache giudiziarie invece un soggetto controverso, dal vissuto burrascoso in cui non mancano parentesi dietro le sbarre e terribili sospetti. Il boxer più cattivo e forte di sempre del pugilato mondiale. Sport Illustrated, prestigiosissima rivista sportiva americana, gli rende onore con la copertina mentre nel 1986 e nel 1988 Ring Magazine lo elegge Fighter of the year.
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Il palmares di Tyson è a dir poco impressionante, che lo vede cingersi della cintura dei massimi Wbc e Ibf dal 1986 al ‘90, Wba dal ’87 al ’90, Wbc e Wba nel 1996. Il declino però è segnato da condanne per stupro, carcere e scatti d’ira era già iniziato nel 1991.
Tennis
Sul finire degli anni ’70 arriva il primo grande dominatore: lo svedese Bjorn Borg. Inizia la tendenza che porterà grandi singoli giocatori a vincere in serie il torneo di Wimbledon, esattamente come Borg che imporrà il suo dominio dal 1976 al 1980, e da quest’anno che riparte la nostra storia.
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Wimbledon 1980: edizione leggendaria. I primi due giocatori del mondo sono in finale: Borg e McEnroe. La finale è il 6 luglio 1980. Vince Borg 1–6, 7–5, 6–3, 6–7(16), 8–6. Chi scrive aveva 12 anni ma ricorda di averla seguita in TV con attenzione e piacere; questa partita è (probabilmente) la madre di tutte le grandi finali di Wimbledon per gli anni a venire.
Il dominio di Borg viene minato solo dal talento e la personalità del mancino americano John McEnroe, famoso per il suo stile di gioco a rete e per il suo carattere irascibile, in campo non si affrontano solo due tennisti diversi, uno difensore magnifico (lo svedese) e l’altro attaccante dal talento inimitabile (l’americano), ma anche due persone molto diverse, uno silenzioso e glaciale (Borg) e l’altro un vulcano (McEnroe). Sconfitto nel 1980, McEnroe (soprannominato The Genius) avrà la meglio su Borg e metterà il suo nome sui successivi quattro tornei.
Dopo John McEnroe è il turno di un’altra leggenda: il tedesco Boris Becker. È il 1985 e Becker ha da poco compiuto 22 anni, in un solo colpo diventa il più giovane di sempre a vincere il torneo e il primo a vincerlo non essendo testa di serie. In questo periodo degli anni ’80 come dicevo prima, il tennis è ricco di grandi talenti e non è facile mantenere il dominio: Becker batterà il cecoslovacco Ivan Lendl nella finale dell’86, ma l’anno successivo dovrà arrendersi a Pat Cash che vincerà il torneo battendo Lendl in finale. Lendl non riuscirà mai a vincere il torneo pur arrivandoci sempre molto vicino, facendo parte di quel club di finalisti (sfigati) che non si aggiudicheranno mai il prezioso trofeo. Nella fine del decennio comincia a venir fuori un altro campione, Stefan Edberg e del suo serve-n-volley.
immagine tratta da: tennis-buzz.com

Con un gioco del genere la superficie in erba di Wimbledon è il suo terreno di conquista e infatti lo vince nel 1987, in finale con Becker. Potenza contro rapidità, cannonata contro tocco. Una volta vince Edberg, l’anno dopo vince Becker (soprannominato Bum Bum per l’esplosività del servizio). Lasciamo gli anni ‘80 con un riferimento al tennis femminile, Wimbledon lo vince sempre e comunque Martina Navratilova. Chris Evert non ci potrà fare molto.
Ciclismo
Negli anni ‘80 arriva al Giro d’Italia il transalpino Bernard Hinault che parteciperà a tre giri vincendoli tutti. Gli italiani: Battaglin, Saronni e Moser si spartiranno gli altri successi uno a testa nella prima metà degli anni ‘80. Mentre nella seconda metà degli anni Ottanta, con il ritiro dalle corse di Hinault e il calo di Moser e Saronni, le vittorie della “Corsa rosa” tra il 1986 e il 1989 andarono a Visentini, all’irlandese Roche (che in quel 1987 vinse anche Tour de France e titolo mondiale), allo statunitense Hampsten, primo non europeo a far suo il Giro, e al francese Fignon.
Bernard Hinault – immagine tratta da: sport660.wordpress.com

Da segnalare, tra i fatti di questi anni, l’episodio della bufera di neve sul Passo Gavia al Giro 1988, con il successo di tappa di Breukink davanti a Hampsten (poi vincitore), e i pesanti distacchi rimediati dagli altri favoriti. Bernard Hinault (francese – classe 1954 soprannominato “le Blaireau” – il Tasso) dominatore della scena internazionale tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta.
Professionista dal 1975 al 1986, è stato uno dei più grandi campioni della storia del ciclismo. E’ stato il primo ciclista ad aver vinto almeno due volte tutte e tre le grandi corse a tappe ciclistiche (Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta a España), e uno dei sei ad averle vinte almeno una volta.
Giuseppe Saronni e Francesco Moser (Sanson) – 1980 – BettiniPhoto©2010

Si aggiudicò infatti cinque Tour de France (1978, 1979, 1981, 1982 e 1985), tre Giri d’Italia (1980, 1982 e 1985) e due Vuelta a España (1978 e 1983). Vinse anche un titolo mondiale professionisti (nel 1980), oltre a una Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia e due Liegi-Bastogne-Liegi: in totale ottenne, nei dodici anni di carriera da professionista, 216 vittorie.
vincitori del Giro d’Italia
vincitori del Tour de France
anno | vincitore | 2 classificato | 3 classificato |
---|---|---|---|
1980 | Joop Zoetemelk | Hennie Kuiper | Raymond Martin |
1981 | Bernard Hinault | Lucien Van Impe | Robert Alban |
1982 | Bernard Hinault | Joop Zoetemelk | Johan van der Velde |
1983 | Laurent Fignon | Ángel Arroyo | Peter Winnen |
1984 | Laurent Fignon | Bernard Hinault | Greg LeMond |
1985 | Bernard Hinault | Greg LeMond | Stephen Roche |
1986 | Greg LeMond | Bernard Hinault | Urs Zimmermann |
1987 | Stephen Roche | Pedro Delgado | Jean-François Bernard |
1988 | Pedro Delgado | Steven Rooks | Fabio Parra |
1989 | Greg LeMond | Laurent Fignon | Pedro Delgado |
Motociclismo
Il motociclismo degli anni ’80 è stato un periodo d’oro per gli amanti delle due ruote, caratterizzato da una combinazione di innovazione tecnologica, rivalità sportive epiche e una cultura motociclistica unica. In questo decennio, le motociclette hanno subito trasformazioni significative, portando a una nuova era di motociclismo.
Una delle icone indiscusse degli anni ’80 è stata la Yamaha YZR500, una motocicletta da competizione che ha dominato la scena delle corse su pista. Pilotata da leggende come Kenny Roberts e Eddie Lawson, la YZR500 ha vinto numerosi campionati mondiali. La rivalità tra Yamaha, Honda e Suzuki in quel decennio ha creato alcuni dei momenti più emozionanti nella storia delle corse motociclistiche.

Kenny Roberts su Yamaha YZR500

Eddie Lawson su Yamaha YZR500
L’innovazione tecnologica è stata una caratteristica chiave degli anni ’80. La Honda NR500, ad esempio, è stata la prima motocicletta a utilizzare un motore V4 a quattro tempi, aprendo la strada per il futuro delle moto da competizione. Inoltre, l’introduzione dei freni a disco, delle sospensioni ad aria e dei pneumatici radiali ha reso le moto degli anni ’80 più performanti e sicure.
La cultura motociclistica degli anni ’80 è stata caratterizzata da un senso di ribellione e di libertà. Le motociclette personalizzate, con serbatoi elaborati e scarichi personalizzati, sono diventate una forma d’arte. Gli appassionati di moto si sono riuniti in club e gruppi, condividendo la loro passione per la guida su due ruote.
Le moto da strada degli anni ’80 sono diventate iconiche grazie a modelli come la Honda CB750, la Yamaha XS650 e la Kawasaki GPz900R. Queste moto hanno rappresentato la combinazione perfetta tra prestazioni e stile, e molte di esse sono ancora apprezzate dagli appassionati di moto d’epoca oggi.
Non possiamo dimenticare il mondo del motocross degli anni ’80, con campioni come Johnny O’Mara e Ricky Johnson che hanno spinto le moto da cross a nuovi livelli di eccellenza. Le moto da cross dell’epoca erano leggere, potenti e maneggevoli, ideali per sfrecciare su terreni accidentati.
Gli anni ’80 hanno anche visto l’emergere del fenomeno delle moto sportive, con modelli come la Suzuki GSX-R750 e la Yamaha FZ750 che hanno ridefinito il concetto di moto ad alte prestazioni. Queste moto hanno introdotto l’uso massiccio di materiali leggeri come l’alluminio e hanno stabilito nuovi standard per la maneggevolezza e l’accelerazione.
In sintesi, gli anni ’80 sono stati un periodo d’oro per il motociclismo, con moto da competizione epiche, innovazione tecnologica e una cultura motociclistica unica. Questo decennio ha lasciato un’impronta indelebile nella storia delle due ruote e continua a essere una fonte di ispirazione per gli appassionati di moto di tutto il mondo.