Mondiali Spagna ’82 – Campioni del mondo!
L’11 luglio 1982 va in scena la finale mondiale fra Germania Ovest e Italia, che si conclude con l’indimenticabile 3 a 1. Il telecronista Nando Martellini:-“evviva è finita! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!” lo dice proprio tre volte, sottolineando così a quante ammontano, con quel successo, i titoli iridati azzurri. La squadra del c.t. Enzo Bearzot è così composta: Dino Zoff (capitano), Fulvio Collovati, Gaetano Scirea, Claudio Gentile, Antonio Cabrini, Gabriele Oriali, Giuseppe Bergomi, Marco Tardelli, Bruno Conti, Francesco Graziani, Paolo Rossi, Franco Causio, Alessandro Altobelli. Ancora oggi quella vittoria al campionato mondiale di calcio del 1982, in Spagna, evoca sempre immagini toccanti: il presidente Sandro Pertini che fa il tifo in maniera appassionata e che poi gioca (in aereo) a scopone scientifico in coppia con Zoff contro Causio e Bearzot durante il viaggio di ritorno in Italia con la Coppa in primo piano, Dino Zoff che prende i trofeo dalle mani di re di Spagna Juan Carlos, l’urlo di Tardelli dopo aver segnato il gol del raddoppio. Miglior marcatore del torneo Fifa è il compianto Paolo Rossi, con sei gol.
Mondiali Mexico ’86 – “la mano de Dios”
In quel caldissimo pomeriggio del 22 giugno 1986 il compianto Diego Armando Maradona a Città del Messico ci donò “la mano de Dios”. Ai quarti di finale del Campionato del mondo di calcio si incontrano sul campo Argentina-Inghilterra che sono ferme sullo zero a zero. Tutto accade in un attimo: l’inglese Hodge alza un pallone in area di rigore, il portiere Shilton esce ma arriva Maradona. Il suo pugno sinistro (sollevato accanto la testa e quindi poco visibile all’arbitro) spinge la sfera alle spalle del portiere inglese in fondo alla rete. “Un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios”, spiegò El Pibe de Oro nel dopo partita, commentando quello che divenne “el gol del siglo”. Poi il secondo gol scartando l’intera squadra avversaria, peraltro considerato il gol più bello della storia del calcio. Finì così che l’Argentina vinse il titolo battendo in semifinale il Belgio – doppietta di Maradona senza aiuto divino – e la Germania. Tra genio e sregolatezza, il Numero 10 giocò nel Napoli dal 1984 al 1991 vincendo due scudetti.
RUBEN SOSA CARLOS DUNGA RAMON DIAZ ZBIGNIEW BONIEK TONINHO CEREZO PREBEN ELKJAER LARSEN DANIEL PASSARELLA RUDI VOLLER FRANK RIJKAARD ANTONIO CARECA LOTHAR MATTHAUS JUNIOR SOCRATES KARL-HEINZ RUMMENIGGE ZICO FALCAO MARCO VAN BASTEN RUUD GULLIT MICHEL PLATINI DIEGO ARMANDO MARADONA
I calciatori che hanno lasciato il segno
DIEGO ARMANDO MARADONA | Un campione immenso, unico e irripetibile. Un uomo generoso, controverso e indomabile tra le figure più controverse e iconiche della storia del calcio per la sua personalità eccentrica e polarizzante dentro e fuori dal campo, Maradona è la gioia istintiva del gioco. Arrivato a Napoli nel 1984 per la cifra record di 13 miliardi e mezzo di lire, Diego ha ripagato i suoi tifosi a colpi di magie, lasciando l’Italia nel 1991. Impossibile riassumere in cifre quello che il “Pibe de oro” è stato per Napoli e per l’Italia. Leader carismatico di un intero popolo calcistico partenopeo e non solo, ha trascinato la sua squadra a due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa. Per lui 188 partite e 81 reti con la maglia azzurra del Napoli, per quello che da molti è stato considerato un dio del pallone migliore persino di Pelè. |
MICHEL PLATINI | Di origini italiane, arriva alla Juventus nel 1982, fortemente voluto dall’Avvocato Agnelli, dopo essere stato quasi ingaggiato dall’Inter. È stato il calciatore francese più forte di tutti i tempi, un giocatore dalle qualità straordinarie: l’essenzialità, la semplicità, la ricerca della giocata più facile possibile; a questo si aggiungeva un piede destro che ha avuto pochi eguali nella storia del calcio per facilità di battuta e precisione estrema. Per non parlare delle famose punizioni. A Torino si consacra tra i calciatori più forti di sempre, vincendo tutto (Coppa Campioni, Intercontinentale, Coppa Coppe, Supercoppa Europea, due scudetti e una Coppa Italia), arrivano anche tre Palloni d’Oro e altrettanti titoli di capocannoniere. Con i bianconeri giocherà fino al 1987, anno del ritiro: per ‘le Roi’ 147 presenze, 68 gol e un numero non precisato di colpi di genio. |
RUUD GULLIT | Il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, si “innamora” di Gullit nell’estate del 1987 e lo regala per oltre 13 miliardi all’allenatore Arrigo Sacchi, chiamato a portare il Milan in cima al mondo. Il “tulipano nero” diventa famoso alle treccine, ai baffi e alle sue scorribande nella movida milanese. In campo è una macchina da guerra un’ira di Dio: 125 presenze e 38 gol per l’olandese, Pallone d’Oro al suo primo campionato in rossonero. E’ ritenuto uno dei migliori centrocampisti nella storia del calcio e il suo punto di forza era l’eccezionale prestanza fisica che lo rendeva molto abile in progressione. Con il Milan vince di tutto: 3 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Intercontinentali e 2 Supercoppa Europea. |
MARCO VAN BASTEN | Il Milan pesca stranieri in Olanda anche con uno degli attaccanti più forti nella storia del calcio. Van Basten arriva a Milanello nel 1987, perdendo gran parte della stagione per il problema alla caviglia che lo costringerà pochi anni dopo al ritiro prematuro dal calcio. Torna però in tempo per regalare lo scudetto ai rossoneri. Negli anni seguenti, il “cigno di Utrecht” fa vedere il suo grande talento: realizzerà 90 gol in 147 partite, con un palmares infinito tra coppe e campionati, tre Palloni d’Oro e due titoli di capocannoniere. Era un centravanti dotato di tecnica eccezionale ma anche di una notevole eleganza e rapidità nei movimenti, nonostante il fisico imponente coniugava la grazia del trequartista con la concretezza del vero cannoniere. Abile sia con il piede destro che con il sinistro, in possesso di un tiro potente e preciso sia in corsa sia da fermo, concreto anche nel gioco aereo e nelle acrobazie. Era inoltre un eccellente rigorista. |
FALCAO | Soprannominato non a caso l’ottavo Re di Roma, il brasiliano fu per anni il fulcro della Seleçao brasiliana e della Magica Roma. Idolo della curva Sud, pochi tunnel, nessun dribbling ma tanta sostanza, eleganza con la palla tra i piedi che a tratti lo faceva essere più europeo che brasiliano. Giocava a centrocampo e mandare in porta i compagni lo appagava di più che segnare. Visione di gioco straordinaria. Nils Liedholm, suo allenatore a Roma in quegli anni, una volta ha pronunciato una frase che spiega alla perfezione che tipo di giocatore fosse Falcao –“È Falcao che dirige l’orchestra in campo, io al massimo qualche volta gli scrivo la musica o arrangio lo spartito seguendo certe idee”. Falcao trascinò la Roma allo storico scudetto del 1982-83, oltre che a due Coppa Italia e alla finale di Coppa dei Campioni del 1984. Tuttavia, non senza polemiche e tra diffide, lettere di avvocati, visite fiscali e la rescissione del contratto ottenuta dalla Lega per inadempienza, lascerà la Roma nel 1985. |
ZICO | Dopo aver fatto sfracelli con il Flamengo e con la Seleçao, quando Arthur Antunes Coimbra ha deciso di sbarcare in Europa nel 1983 è approdato all’Udinese. Un trasferimento che fece clamore e che fu risolto dopo la mediazione di Ministri e dell’allora Presidente Pertini. Zico giocò due campionati con la maglia dell’Udinese: nel primo incantò, nel secondo molto meno. Lasciò l’Italia nel 1985 con un bilancio di 22 gol in 39 partite, dopo aver insegnato anche a noi la punizione “a foglia morta”. |
KARL-HEINZ RUMMENIGGE | Dopo aver dominato l’Europa e il mondo con la maglia del Bayern Monaco (due Coppe Campioni e altrettanti Palloni d’Oro), l’attaccante tedesco arriva all‘Inter nell’estate del 1984 per una cifra vicina ai 9 miliardi di lire. A Milano resta fino al 1987, segnando 24 gol in 64 partite: pur senza vincere nulla, resta nei cuori dei tifosi nerazzurri. |
SOCRATES | Arriva in Italia nel 1984 dopo essere stato acquistato dalla Fiorentina per oltre 5 miliardi di lire. Laureato in medicina, anticonformista e ribelle a ogni forma di dittatura, non riuscì a integrarsi perfettamente nel calcio italiano, lasciando così la Serie A dopo appena una stagione condita comunque da 6 gol e tante giocate di classe del “dottor Guevara del futbol”. |
JUNIOR | Centrocampista di grande tecnica e visione di gioco, il brasiliano arrivò in Italia nel 1984, giocando tre stagioni con il Torino e facendo innamorare i tifosi granata. Dopo 86 presenze e 12 gol, Junior si trasferisce al Pescara, dove trova un maestro come Giovanni Galeone: in Abruzzo fu un vero e proprio idolo. |
LOTHAR MATTHAUS | Grazie ad un’indicazione di Giovanni Trapattoni ad Ernesto Pellegrini che fu acquistato il tedesco Matthaus un centrocampista tecnico e tosto, già protagonista di tre scudetti con il Bayern. La potenza del centrocampista e n°10 interista è fuori dal comune per quei tempi: vince lo scudetto dei record, una Supercoppa e una Coppa Uefa. Dopo la conquista del Mondiale, sarà anche Pallone d’Oro nel 1990. Con la maglia dell’Inter resterà fino al 1992. |
ANTONIO CARECA | Il Napoli ha bisogno di un attaccante da affiancare a Bruno Giordano e soprattutto a Diego Armando Maradona per tentare di consolidare il suo primato in Italia e tentare di scalare l’Europa. Dal Brasile arriva Careca che strega subito il San Paolo: l’intesa con Diego è massima e a Napoli arrivano altri successi: uno scudetto, una Coppa Uefa e una Supercoppa, con ben 73 gol segnati in maglia azzurra. |
FRANK RIJKAARD | Rijkaard arrivò a Milano nel 1988 con un ingaggio di quasi 6 miliardi di lire. Nato difensore, l’allenatore Sacchi lo mise davanti alla difesa e ne fece uno dei centrocampisti più forti degli ultimi anni. Fu il terzo ma non meno importante del favoloso trio d’olandesi che portò il Milan sul tetto del mondo. I suoi gol erano pesanti nonostante il ruolo: decise la finale di Coppa Campioni a Vienna con il Benfica e quella di Intercontinentale a Tokyo con l’Olimpia Asuncion. In rossonero 142 presenze e 16 reti. |
RUDI VOLLER | Acquistato dalla Roma di Dino Viola nel 1987 il tedesco soffrì, anche a causa di numerosi infortuni, non poco la prima stagione in Italia. Dalla seconda stagione esplose, grazie anche al gol che decise il derby 1988-89 contro la Lazio. Con i giallorossi vinse una Coppa Italia, trascinando la sua squadra anche a una finale di Uefa. Per lui 45 gol in 142 presenze. |
DANIEL PASSARELLA | Passarella arriva a Firenze nel 1982 con la fama di essere uno dei difensori più tecnici del mondo. Con la Fiorentina stabilisce anche il record di marcature per un difensore (11 gol), prima di trasferirsi all’Inter per due ulteriori stagioni. Lasciò l’Italia nel 1988 per far ritorno al suo River Plate. |
PREBEN ELKJAER LARSEN | Nel 1984 arriva a Verona un attaccante potente e dal gol facile che divenne subito l’idolo della tifoseria veronese. Fondamentale il suo contributo per la conquista dello scudetto dell’Hellas, con gol decisivo nello storico Atalanta-Verona che ha consegnato il primo titolo ai veneti. Due volte sul podio del Pallone d’Oro, il danese chiuse con 32 reti la sua esperienza col Verona nel 1988. |
TONINHO CEREZO | Con Falcao formò una delle migliori coppie di centrocampisti mai viste in Italia. Era il 1983 quando approda alla Roma e con i giallorossi conquistò due Coppa Italia, arrivando anche a un passo dalla Coppa Campioni. Nel 1988 Cerezo passò alla Sampdoria, vincendo l’anno successivo la Coppa delle Coppe e più avanti lo storico scudetto. Lascerà la Serie A nel 1992. |
ZBIGNIEW BONIEK | Arriva alla Juventus nel 1982 dove trova una squadra stellare. L’intesa con Platini è perfetta in campo e fuori. Non segna molti gol però il polacco si contraddistingue per essere decisivo in Europa. Pesanti i suoi gol che fanno conquistare la Coppa delle Coppe e la Supercoppa Europea, suo il rigore procurato nella finale dell’Heysel. L’Avvocato Agnelli, non a caso, lo soprannomina “Bello di notte”. Dopo aver vinto tutto con la Juve va alla Roma, con cui segna 23 reti in tre stagioni. |
RAMON DIAZ | Viene ingaggiato dal Napoli nel 1982 ma il centravanti argentino fa invece le fortune dell’Avellino, con cui segna 22 reti tra il 1983 e il 1986. Dopo una parentesi alla Fiorentina, passa all’Inter di Trapattoni, con cui Diaz vince lo scudetto dei record nel 1988-89, contribuendo con 12 reti. |
CARLOS DUNGA | Acquistato nel 1984 dalla Fiorentina insieme a Socrates, Dunga arrivò in Italia solo nel 1987 con la maglia del Pisa dove ha vinto la Mitropa Cup, il torneo internazionale dedicato a chi aveva conquistato i campionati di seconda divisione. Leader in campo e fuori nonché dotato di un tiro dalla distanza pazzesco il centrocampista di quantità e qualità divenne il perno della Fiorentina dal 1988 al 1992, prima di un’ulteriore stagione al Pescara. |
RUBEN SOSA | Approdato in Italia nel 1988 con la maglia della Lazio, Ruben Sosa si dimostra subito un attaccante congeniale per la Serie A: rapido, fantasioso e potente. L’uruguaiano segna 40 gol a Roma, poi si trasferisce all’Inter dove vince anche una Coppa Uefa. Con 84 marcature, è stato a lungo il calciatore uruguaiano più prolifico mai approdato in Italia. |