Il nome della rosa di Umberto Eco (1980)

Edito per la prima volta da Bompiani nel 1980 il nome della rosa di Umberto Eco è un romanzo senza tempo, uno dei capisaldi della letteratura italiana. Ristampato innumerevoli volte, tradotto in più di quaranta lingue, con oltre cinquanta milioni di copie vendute: i numeri del romanzo confermano un fenomeno editoriale come pochi. Un successo senza eguali, per la critica e il pubblico; adattato per la radio, il teatro, il cinema e la TV (la fiction, diretta da Giacomo Battiato e andata in onda su Rai Uno nel 2018, è stata un successo di audience). Il primo capolavoro di Eco vinse anche il Premio Strega nel 1981. Inserito tra i “100 libri del secolo” dal francese Le Monde. L’unico italiano della lista di McSmith.
Un libro molto discusso, così come il suo autore, ma di sicuro valore e rappresentatività. Un successo internazionale, (nel Regno Unito è arrivato nel 1983), deve la sua fortuna anche alla commistione di più generi narrativi e all’alternanza tra carattere commerciale ed erudito che raccolse l’approvazione sia del largo pubblico che della critica.
Ristorante al termine dell’Universo di Douglas Adams (1980)

Un libro fuori dagli schemi scritto dal geniale Douglas Adams nel 1980, si basa sulle ultime otto puntate della serie radiofonica originale.
Una gigantesca autostrada cosmica sta per essere costruita nei pressi del sistema solare. Un’uscita secondaria è prevista nei pressi di un piccolo pianeta azzurro-verde, abitato da primitive forme di vita intelligenti, discendenti dalle scimmie. Un pianeta vecchio e inutile, insomma, che va rimosso. Viene a saperlo Ford Prefect, un alieno in incognito sulla Terra che in compagnia dell’amico umano Arthur Dent, dell’ex presidente della galassia Zaphod Beeblebrox, del lunatico androide Marvin e della sensuale profuga Trillian, inizia le sue peregrinazioni attraverso l’universo, abbandonando il pianeta oramai spacciato in cerca di lidi più sicuri.
Hotel New Hampshire di John Irving (1981)

E’ la storia di una famiglia eccentrica e sgangherata. A raccontarla è uno dei cinque figli, quello di mezzo, che dà l’avvio alla narrazione dal giorno in cui suo padre si comprò un orso e sposò sua madre. Poi venne il sidecar e infine i cinque figli. Così equipaggiata la famiglia Berry vaga per il mondo alla ricerca del luogo perfetto per l’Hotel New Hampshire, un “posto dove ognuno di noi può essere se stesso”. Il lettore si addentra nelle mirabolanti e scanzonate avventure della famiglia Berry alla conquista della terra promessa, mentre altri personaggi si avvicendano a ricoprire i ruoli di questa storia: terroristi e domatori, sognatori e prostitute, stupratori e frustati, animali impagliati e illusionisti.
CUJO di Stephen King (1981)

In una sonnolenta cittadina del Maine, Castle Rock, la vita scorre sui soliti binari finché, una notte, il padroncino di Cujo (un docile San Bernardo) aprendo la porta del ripostiglio, non vede emergere dalle tenebre due occhi infuocati. Chi è la creatura diabolica che da quel momento comincia a seminare ovunque terrore e desolazione? E’ forse Cujo che, diventato rabbioso, si è trasformato nell’incarnazione stessa del male?
Il colore viola di Alice Walker (1982)

E’ la storia di due sorelle, Celie e Nettie, in fuga da un padre violento e da un passato di abusi. Mentre Celie, privata dei suoi figli, si ricostruisce a fatica una vita con un matrimonio combinato e una nuova famiglia caotica e bizzarra, di Nettie che finirà missionaria in Africa si perdono le tracce. Celie, una giovane donna di colore. Per trent’anni Nettie scriverà a Celie lettere che questa non riceverà mai, mentre Celie, oppressa dalla vergogna della sua condizione, riesce a scrivere solo a Dio. Sarà l’amante del marito, una affascinante cantante di blues, a cambiare il colore della sua vita, insegnandole a ridere, giocare, amare.
Vincitore del premio Pulitzer nel ’84. Da questo romanzo, nel 1985 Steven Spielberg realizza l’omonimo film con Whoopi Goldberg.
L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks (1985)

Un’antologia di casi trattati direttamente o indirettamente dal neurologo Oliver Sacks. Un saggio tecnico ma fruibile nella sua essenza da tutti i tipi di lettori, medici e malati, lettori di romanzi e di poesia, cultori di psicologia e di metafisica, vagabondi e sedentari. Quello narrato da Sacks è un racconto psicologico intenso.
L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera (1985)

Il libro è stato uno dei maggiori casi letterari degli anni Ottanta, e continua ancora oggi ad avere un enorme successo di pubblico, in Italia e nel mondo. Il romanzo dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell’aria, tra il fantastico e il possibile: mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla “compassione” verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza.
Così accade nel romanzo: Tomás ama Tereza, Tereza ama Tomás: Franz ama Sabina, Sabina (almeno per qualche mese) ama Franz; si forma il perfetto quadrato delle affinità amorose.
L’orologiaio cieco di Richard Dawkins (1986)

L’orologiaio cieco è un libro originale, ricco di informazioni, paradossi, osservazioni inaspettate e costituisce la più completa e chiara spiegazione della teoria dell’evoluzione e della selezione naturale di Richard Dawkins, nel quale egli presenta una spiegazione, e una discussione, della teoria dell’evoluzione mediante la selezione naturale. Inoltre, offre una discussione per respingere certe critiche mosse al suo primo libro, il gene egoista.
L’evoluzione è cieca: non vede dinanzi a sé, non pianifica nulla, non si pone alcun fine. Eppure, come un maestro orologiaio, ha prodotto risultati di straordinaria efficacia e precisione, organi perfetti e funzioni raffinate in un crescendo di complessità che distingue nettamente gli esseri viventi dagli oggetti della fisica.
Dawkins
Vita e destino di Vasilij Grossman (1988)

Quello che può sembrare solo un vasto, appassionante affresco storico si rivela ben presto per ciò che è: una bruciante riflessione sul male. Del male (attraverso le vicende di un gran numero di personaggi in un modo o nell’altro collegati fra loro, e in mezzo ai quali incontriamo vittime e carnefici, eroi e traditori, idealisti e leccapiedi – fino ai due massimi protagonisti storici, Hitler e Stalin) Vasilij Grossman svela con implacabile acutezza la natura, che è menzogna e cancellazione della verità mediante la mistificazione più abietta: quella di ammantarsi di bene, un bene astratto e universale nel cui nome si compie ogni atrocità e ogni bassezza, e che induce a piegare il capo davanti alle sue sublimi esigenze.
Ci sono dei libri che sono di più che dei semplici romanzi. Sono dei libri-mondo, perché racchiudono tutto il mondo dentro di sé e, a lettura terminata, lasciano una sensazione di completezza, come se niente altro potesse venire aggiunto a quanto essi contengono.
Sodomie in corpo 11 di Aldo Busi (1988)

E’ una sorta di diario: comincia con una permanenza dello scrittore in un ospedale per una serie di controlli e prosegue con un mazzetto di viaggi che toccano paesi come Marocco, Finlandia, Kenia, Austria, Cecoslovacchia (il testo è del 1988 e quindi il Muro non è ancora caduto) e Germania.
Non ha una trama, almeno come la intendiamo normalmente: è una sintesi. Una rappresentazione vivida di come l’arte non sia un prolungamento anche fastidioso dell’essere, ma essa stessa parte della scrittura e non una sua esternazione.
E’ una storia d’amore, un reportage sulla condizione umana, una caccia al grottesco lungo autostrade, in pizzerie, alberghi, saune, spiagge, treni, capanne, ospedali, accoppiamenti. questo non romanzo di non viaggio e non sesso è un esempio lampante della maestria letteraria di Aldo Busi: ricco di un’ironia fulminante e di acrobazie linguistiche di smagliante precisione, “Sodomie” ha la forza di un “io” narrante ferocemente autobiografico.
L’Alchimista di Paulo Coelho (1988)

L’alchimista di Paulo Coelho, racconta la storia di Santiago, un giovane pastore andaluso, che intraprende un coraggioso viaggio attraverso il deserto, sperando di trovare ai piedi delle piramidi il tesoro di cui continua a sognare. È la storia di un ragazzo che decide di ascoltare il proprio cuore e di seguire i propri sogni. L’alchimista potrebbe sembrare una semplice fiaba, ma non è così. In questo senso somiglia molto al gabbiano Jonathan Livingston o al piccolo principe. I messaggi più importanti sono metaforici, infatti, il libro parla direttamente al cuore di chi lo legge.
Il messaggio che Coelho vuole darci è chiaro, per compiere il nostro destino, raggiungere ciò che desideriamo nel profondo del nostro cuore, ognuno di noi deve diventare un alchimista, ovvero dobbiamo imparare a trarre il meglio dalle situazioni negative che sicuramente incontreremo nel nostro percorso.
Volevo i pantaloni di Lara Cardella (1989)

Nel 1988 la rivista “Cento Cose” indice un concorso letterario per romanzi inediti. Tra i manoscritti che arrivano in redazione c’è anche quello di una giovanissima autrice di Licata, Lara Cardella, che a diciannove anni si vede così pubblicato il suo primo libro. Nasce Volevo i pantaloni, caso editoriale che ha segnato gli anni Novanta con oltre due milioni di copie vendute e traduzioni in una quindicina di lingue. La protagonista è Annetta, diciotto anni, siciliana. Una ragazza apparentemente normale, ma che in un mondo in cui le sue coetanee sognano il Principe Azzurro – il marito ideale delle favole e dei fotoromanzi – ha il coraggio di desiderare qualcosa di diverso: la libertà, il rispetto. I pantaloni.
Oggi, a oltre trent’anni dalla sua iniziale diffusione, rimane un romanzo di formazione. Nonostante il titolo, che pare contenere in sé un’aria scanzonata, il contenuto del libro è di quelli importanti, in quanto offre uno spaccato di una realtà ancorata al passato che penalizza la donna in ogni sua manifestazione. La problematica affrontata nel racconto, che riguarda la condizione femminile, è raccontata con una vena di leggera ironia, ma al contempo fotografa una realtà sociale molto antiquata, se non addirittura drammatica: quella che si dischiude su di un paese della Sicilia, a cavallo degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento.